Una delle parti fondamentali di una moderna piattaforma mobile che voglia dirsi tale è chiaramente la possibilità di reperire applicazioni. Nel corso di questi ultimi anni abbiamo visto fiorire, per quel che riguarda Android, diversi tipi di "markets", da quello Google a quelli delle case produttrici, passando per quelli non ufficiali. Dal Giappone arriva ora un modo di intendere il market, lanciato su larga scala l'operatore KDDI, che potrebbe mettere in crisi i canali tradizionali.
Tra i vari soggetti che hanno tentato di proporre un proprio market o app store che dir si voglia, figurano infatti anche gli operatori del settore mobile, che con l’avvento di Play Store e soci hanno visto “sfilarsi” guadagni che, ai tempi dei feature phones, instascavano con regolarità.
Tentativi piuttosto fallimentari, che hanno spinto il carrier giapponese KDDI a proporre sul mercato locale non un nuovo store, ma un servizio di abbonamento, chiamato AU Smartpass, che permette, alla modica cifra di 399 yen (3.20 euro) mensili, di accedere ad una libreria di 500 applicazioni, divise per genere e costantemente aggiornate dalla stessa azienda.
L’app del servizio viene pre-installata sui dispositivi Android brandizzati dall’operatore. KDDI collabora con gli sviluppatori, con i quali divide i guadagni sulla base dell’utilizzo attivo delle applicazioni. Gli sviluppatori sono inoltre liberi di offrire contenuti scaricabili mediante acquisto in-app, ottenendo l’80 o il 90% dei guadagni derivanti da tale sistema, a fronte del 70 concesso da Google.
“E’ una specie di Netflix per applicazioni“, dichiara Kazuhito Shimizu, che si occupa di monitorare il mercato mobile americano per KDDI. Va detto, infatti, che gli operatori giapponesi, favoriti da un tasso di diffusione degli smartphones ancora non altissimo in patria, hanno in questi anni monitorato i mercati esteri, prendendo nota dei comportamenti dei loro colleghi d’oltreoceano a fronte dell’avanzata di App Store e Play Store, e traendone dunque vantaggio in termini di pianificazione delle proprie mosse.
C’è da aspettarsi dunque una diffusione dell’idea anche in Occidente? Staremo a vedere se i carriers nostrani prenderanno la palla al balzo.