Il Ministero dei Beni Culturali ha in programma, dal prossimo anno, l’adeguamento alla “media europea” (più avanti capiremo il perchè delle virgolette) del cosiddetto equo compenso: com’è facilmente immaginabile a pagarne il prezzo saranno i consumatori, visto che i prezzi di smartphone, tablet e altri dispositivi aumenteranno per un totale di circa 100 milioni di Euro.
Detto anche contributo per la copia privata, l‘equo compenso è un indennizzo, riguardante le opere protette da diritto d’autore, riconosciuto per legge ai titolari di tali diritti, e richiesto ai produttori di supporti registrabili (come CD, pendrive, e via dicendo) e dispositivi in grado di registrare (smartphone, tablet, PC e chi più ne ha più ne metta).
Indennizzo che, abbastanza chiaramente, ricade sul prezzo finale del prodotto e che va a risarcire, assolutamente in astratto, eventuali danni che la copia delle succitate opere arrecherebbe ai titolari dei rispettivi diritti d’autore.
A fine Ottobre 2013, il presidente della SIAE, il noto cantautore Gino Paoli, scriveva al ministro Bray:
Bisogna che si chiarisca una volta per tutte che il diritto d’autore non è una tassa, ma il giusto compenso di lavoratori, gli autori appunto, e, spesso, la loro unica fonte di reddito. Voglio anche chiarire che la SIAE, anche in considerazione della situazione economica del Paese, è fermamente contraria all’introduzione di nuove tasse o di tasse di scopo, come si sente raccontare in questi giorni.
Detto-fatto, il Ministero procede all’elaborazione dell’adeguamento, saltando a piè pari l’istituzione di un tavolo tecnico tra le categorie interessate, come previsto dalla normativa, e basandosi su una discutibile media europea, che fa riferimento unicamente ai Paesi che disciplinano l’equo compenso e non ad altri, come la Spagna, il Regno Unito o l’Irlanda, in cui la tassa è stata rimossa o non è mai esistita.
Frutto del lavoro è l’emendamento 1754 alla Legge di Stabilità, presentato da Franco Ribaudo (PD), Magda Culotta (PD), Antonino Moscatt (PD) e Lilliana Ventricelli (PD), il cui testo recita:
167-bis. Al fine di sostenere il diritto d’autore e le attività dello spettacolo, dall’entrata in vigore della presente legge, i compensi previsti per ciascuno degli apparecchi o supporti di cui al comma 1 dell’articolo 71-septies della legge 22 aprile 1941, n. 633, sono aggiornati, con il decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo di cui al medesimo articolo 71-septies, in misura almeno pari alle corrispondenti medie europee accertate dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, sentita la Società Italiana Autori Editori (S.I.A.E.), e calcolate con esclusivo riguardo ai Paesi Europei nei cui ordinamenti è prevista la remunerazione della riproduzione privata ad uso personale.
Quali saranno le conseguenze di quello che molti interpretano come un regalo alla SIAE ? L’avvocato Guido Scorza è chiaro:
I prezzi di smartphone, tablet e Pc – assieme a quelli di decine di altri supporti e dispositivi – il prossimo anno, in Italia, aumenteranno di oltre cento milioni di euro.
Smartphone e Personal Computer, ad esempio, costeranno oltre 4 euro in più del prezzo attuale mentre il costo di un tablet aumenterà “solo” – si fa per dire – di poco più di 3 euro.
E c’è di più: una parte dei profitti generati dagli aumenti verrà trattenuta dalla SIAE stessa, che potrà utilizzarli a suo piacimento.
La disposizione, infatti, prevede anche che “Il 50 per cento dell’eventuale incremento rispetto all’esercizio 2012 dei compensi ripartibili annualmente alla S.I.A.E ai sensi dei commi 1 e 3 dell’articolo 71-octies della legge 22 aprile 1941, n. 633, è destinato dalla S.I.A.E. stessa, d’intesa con il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al sostegno delle attività previste dal comma 2 dall’articolo 2 dello statuto della S.I.A.E.”
I consumatori, dunque, verseranno decine di milioni di euro e la SIAE, prima di ripartire tra gli aventi diritto quanto di loro spettanza, oltre a trattenere per sé milioni e milioni di euro [n.d.r. da 10 milioni di euro a salire se le nuove “tariffe” entreranno in vigore] a titolo di c.d. rimborso spese per la gestione della copia privata, potrà trattenere anche un cospicuo tesoretto da utilizzare, a propria assoluta discrezionalità, per finanziare iniziative meritevoli nei settori di propria competenza.
Insomma, tutti gli indizi portano a individuare un ennesimo balzello elaborato ad-hoc con criteri più che discutibili, per favorire i soliti noti, che ricadrà sulle spalle dell’utenza. Voi cosa ne pensate?